OBEY FIDELITY The art of Shepard Fairey che il 26 giugno si inaugura al Museo Diocesano di Ostuni, a cura di Gianluca Marziani e Stefano Antonelli, prodotta e organizzata da Associazione MetaMorfosi, è l’occasione per conoscere uno degli street Artist più famosi al mondo: l’artista che, con l’immagine stilizzata in quadricromia di Barack Obama dal titolo Hope, ha di fatto consacrato, ancora prima che venisse eletto, il volto del più famoso presidente degli Stati Uniti a icona mondiale. Percorso ideale in una metaforica notte metropolitana, la mostra di Ostuni sarà un viaggio visivo che incrocia quattro punti tematici: Donna, Ambiente, Pace, Cultura, stimolando riflessioni su temi umanitari, su passaggi esistenziali, su utopie sociali, su valori di giustizia al di sopra delle leggi.
L’esposizione è il terzo progetto espositivo, dopo le mostre dedicate a Picasso e Andy Warhol, prodotto e organizzato da MetaMorfosi in collaborazione con Puglia Walking Art, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura, Tutela e sviluppo delle imprese culturali, Turismo, Sviluppo e impresa turistica della Regione Puglia e di Federalberghi Brindisi e con il coordinamento di MICexperience Rete d’Imprese.
Grazie alle opere in mostra dell’artista americano Shepard Fairey, nome in codice Obey, veniamo introdotti nel suo universo cartaceo dallo stile inimitabile, basato sulle grafiche sovietiche e futuriste di inizio Novecento, sulle pitture parietali latinoamericane, sui muralismi italiani alla Mario Sironi. Tra le opere in esposizione nelle sale del Museo Diocesiano alcune immagini iconiche, come Hope (scelta come manifesto della mostra di Ostuni) in cui Obey raffigurò nel 2008 il futuro Presidente degli Stati Uniti Barak Obama. Non una committenza, ma spontaneo sostegno al politico che apprezzò l’opera al punto tale da scrivere all’artista, una volta eletto: «Ho il privilegio di essere parte della tua opera d’arte e sono orgoglioso di avere il tuo sostegno». Il ritratto Hope divenne talmente famoso da entrare a far parte della collezione permanente della National Gallery di Washington fu e giudicato da Peter Schjeldah, critico d’arte del New Yorker, «la più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam».
Selezione opere in mostra
Allestimento mostra