La riapertura del Museo della Bussola e del Ducato Marinaro di Amalfi ha luogo con la mostra “L’eterno amore. John Fitzgerald Kennedy e Marilyn Monroe visti da Andy Warhol”, con la quale si inaugura il MAG – MetaMorfosi Art Gallery, il nuovo spazio espositivo amalfitano. Un nuovo polo culturale destinato ad ospitare esposizioni dedicate ai grandi esponenti dell’arte classica, moderna e contemporanea, ma anche a valorizzare i “gioielli” della storia amalfitana, capaci di raccontare il profondo rapporto che lega la città e il mare che la bagna e che ha fortemente contraddistinto la sua nascita e la sua crescita.
L’esposizione, attraverso un corpus di straordinarie serigrafie, alcune delle quali mai viste prima in Italia, racconta il lungo e travagliato rapporto che legò il presidente americano e la star hollywoodiana per eccellenza. L’esposizione propone tuttavia un punto di vista differente, sia di Warhol che della sua interpretazione della realtà e della storia. Scrive il curatore, Francesco Gallo Mazzeo, nel testo in catalogo: “Si dice che Warhol fosse un arido, uno statistico, quindi un superficiale che, quindi, non andasse mai sotto la pelle delle cose, lasciando alla ripetizione, alla reiterazione, di fare un suo corso di memoria individuale e collettiva, come imprigionato da una sua visione atipica di spettacolarizzazione del reale e di conseguenza di cancellazione del reale stesso, ridotto a pretesto di notizia, verbale, scritturale o visiva”.
Warhol ricrea immagini che si trovano sotto gli occhi di tutti, ma ce le mostra con una nuova rielaborazione concettuale, in particolare per quanto concerne la serie realizzata su Kennedy e il suo attentato. La stessa immagine di Marilyn, ripetuta e reiterata, è sempre venata di quella malinconia che nessun colore riesce a trasformare in gioia, è come un volto sul quale grava un pronostico di rovina, un preannuncio dell’imminente fine dei suoi giorni. Warhol si immerge in quella società dello spettacolo, in quei mitici anni Sessanta, che poi forse tanto mitici non sono, in quella storia che non è quella che avremmo voluto che fosse e ricostruisce un cupo film di realtà.