Dal 19 maggio i Musei Capitolini ospitano, per la prima volta, il volto della Madonna del Pintoricchio – ritenuta dal Vasari il ritratto di Giulia Farnese, amante di papa Alessandro VI Borgia – riunito al più noto Bambin Gesù delle mani.
L’esposizione, dal titolo “Pintoricchio pittore dei Borgia. Il mistero svelato di Giulia Farnese”, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il patrocinio della Commissione Permanente per la Tutela dei Monumenti Storici ed Artistici della Santa Sede, e organizzata dall’Associazione Culturale MetaMorfosi insieme a Zètema Progetto Cultura, ambisce a introdurre il visitatore nella Roma di fine Quattrocento e nel grande fermento culturale che la caratterizzò, tutto rivolto alla riscoperta di quella memoria della Roma antica, repubblicana e imperiale, sulla quale la Chiesa andava delineando il proprio “rinascimento” politico e religioso.
I protagonisti dell’esposizione sono un Papa, il controverso Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia (Papa dal 1492 al 1503), una dama raffinata e bellissima, Giulia Farnese, amante adolescente e concubina non troppo nascosta dello stesso Papa, e uno degli artisti più estrosi del nostro Rinascimento, Bernardino di Betto, detto il Pintoricchio.
Il pontificato di Alessandro VI assecondò intrecci dinastici, veleni di palazzo, calunnie e gelosie, ma incoraggiò anche le arti con la chiamata a Roma di Bernardino di Betto, autore di uno dei cicli pittorici più famosi della storia dell’arte, quello del nuovo appartamento papale in Vaticano, l’appartamento Borgia, ricco di contenuti umanistici e teologici, opera fortemente innovativa per la sensibilità quasi rivoluzionaria con cui l’artista interpretò, col suo linguaggio “all’antica”, il programma ideologico e politico di Alessandro VI.
Ammirati e osannati da quanti visitarono il nuovo appartamento papale, gli affreschi furono quasi totalmente ignorati da Giorgio Vasari che manifestò, invece, il suo interesse solo per la scena che ritraeva il Papa in ginocchio davanti alla Madonna col Bambino benedicente, ritenuta – secondo una diffusa voce di corte – il ritratto dell’amante del pontefice, la giovane e conturbante Giulia Farnese.
L’opera causò infiniti scandali: fu prima coperta, poi strappata dalle pareti, infine dispersa in più frammenti. L’esatta composizione del dipinto, tuttavia, non andò perduta grazie a una copia, presente in mostra, realizzata nel 1612 dal pittore Pietro Fachetti. I Musei Capitolini, a oltre cinquecento anni da quei fatti, presentano, per la prima volta, i due frammenti finalmente riuniti.
Per l’esposizione, a cura di Cristina Acidini, Francesco Buranelli, Claudia La Malfa e Claudio Strinati, con la collaborazione di Franco Ivan Nucciarelli e con la supervisione di Francesco Buranelli, sono state selezionate 33 opere del nostro Rinascimento. Ritratti della famiglia Borgia e raffinati dipinti di Bernardino di Betto – dalla Crocifissione della Galleria Borghese alla Madonna della Pace di San Severino Marche – fanno da giusta cornice alla ritrovata Madonna e al Bambin Gesù delle mani. Sono, inoltre, presenti 7 antiche sculture di età romana, provenienti dalle raccolte capitoline, poste in stretto dialogo con i dipinti dell’Appartamento Borgia (riproposti in mostra con fedeli gigantografie) con la finalità di documentare quanto il Pintoricchio abbia attinto all’antico per promuovere la “rinascita” artistica e culturale di Roma.